mercoledì 18 novembre 2015

LESLEY GORE

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Augusto Morini  che appare sul n° 89 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 




Nata il 2 maggio 1946 in una famiglia benestante di Brooklyn, New York City, Lesley Sue Goldstein (Gore è il cognome della madre) cresce a Tenafly, New Jersey.

Appassionata di musica, frequenta ancora la ‘high school’ quando inizia a prendere lezioni di canto a New York. Un giorno, assieme al pianista col quale studia, si reca in uno studio di registrazione dove incide diversi demo.

Questi demo giungono poi nelle mani di Quincy Jones, musicista e produttore per l’etichetta Mercury, il quale la convoca per dei provini.











La cantante e Jones lavorano alla scelta della prima canzone da incidere ascoltando decine di demo e alla fine viene scelta It’s my party che, arrangiata dalla compositrice Ellie Greenwich e prodotta da Jones, viene registrata il 30 marzo 1963 ai Bell Sound Studios di Manhattan.


E’ il febbraio del 1963 e la cantante inglese Helen Shapiro, con alle spalle alcuni anni di grandi successi, si reca negli Stati Uniti per registrare a Nashville il suo terzo album (Helen in Nashville), poi considerato una delle sue cose migliori.

In breve la Columbia pubblica un primo singolo tratto dalle stesse session che, però, non ottiene buoni risultati di pubblico.

I funzionari preposti pensano allora di pubblicarne un secondo col
brano It’s my party ma mentre si preparano all’uscita ecco che appare lo stesso pezzo cantato da una sconosciuta Lesley Gore, titolo che a giugno staziona al n.1 della classifica Pop americana per due settimane e sale al n.9 della classifica inglese.

Il disco diventa un grande hit nazionale guadagnandosi un disco d’oro per oltre un milione di copie vendute.

La cantante, che ha da poco compiuto 17 anni e continua a frequentare la scuola, è oramai avviata nella carriera e continua ad incidere.

A giugno pubblica il suo primo album I’ll cry if I want to (n.24 nella classifica USA degli LP) al quale fanno seguito diversi singoli, Judy’s turn to cry (n.5 USA), She’s a fool (n.5 USA) e You don’t own me (n.2 USA nel febbraio 1964 e secondo disco million seller).

Quest’ultimo brano, dove, semplificando, una ragazza dice con forza al suo ragazzo ‘Io non sono tua’, viene considerato una specie di dichiarazione di emancipazione da parte delle ‘donne’.